1 NOV

Premetto che ho grande simpatia per Federica Salsi alla quale, è inutile girarci intorno, il post di Grillo del 31 ottobre è diretto, o del quale, se vogliamo, è ispiratrice. Ho seguito la campagna elettorale della Salsi, e tuttora seguo le sue attività all’interno del comune di Bologna. È persona perbene, appassionata e instancabile nel suo attivismo prima e ora nel suo mandato politico.

Devo anche premettere che di Grillo d’altra parte ammiro la grande intelligenza e lucidità di vedere sempre in maniera immediata e senza tentennamenti dove si annidano i possibili pericoli, le possibili incrinature nella coerenza del Movimento, e di segnalarle prontamente. Confermandosi sicuramente il perfetto garante dello spirito del Movimento. E a mio avviso, per la verità, anche questa volta ha fatto centro.

Ciò detto, però, gli contesterei per esempio l’inopportuno riferimento al punto G -che non posso credere inconsapevole in una persona tanto intelligente- come allusione al fatto e alla persona che aveva in mente mentre scriveva. Nello specifico l’ho trovato per la verità volgare, e un carico da novanta inutile verso una persona bella, che avrebbe sicuramente potuto apprezzare una precisazione affettuosa dal suo massimo portavoce, ma che certamente non meritava di essere fatta oggetto di toni di scherno. (Il talk show ti uccide – Beppe Grillo)

Quello che talvolta spiace di Grillo è che quando si arrabbia non distingue più né persone né contesto. Se si può accettare da coloro che amiamo e che ci amano -e questo mi figurerei essere il filo teso tra Grillo e uno qualsiasi degli attivisti M5S- un affettuoso monito, possibilmente in privato, può essere invece molto doloroso dover accettare di essere biasimati davanti a milioni di persone per una svista, mettendo in un attimo in ombra un lungo cammino diritto. C’è una questione di opportunità. Il post, ineccepibile peraltro nella sostanza, sarebbe stato perfetto a mio avviso se, invece di suggerire riferimenti a persone e sospetti di colpa in qualcuno, avesse incluso, accanto al monito, precisazioni e riconoscimenti sul lavoro e il valore degli attivisti. In assenza di ciò, anche posticiparlo semplicemente nel tempo, in modo da lasciare intatto il senso eliminando però il rapporto di causazione, sarebbe bastato.

Tra l’altro, post di questo genere finalizzati nelle intenzioni a richiamare allo spirito nativo il Movimento 5 Stelle, non gli fanno in realtà un buon servizio, perché ne fomentano la polarizzazione interna. Basta dare un’occhiata a Facebook oggi, il post si è trasformato in una discussione tra pro e contro Grillo, pro e contro il Movimento, rendendo più aspre le sottili linee di divisione interna che alcuni cavalcano e hanno tutto l’interesse a rendere più marcate.

Ho detto però anche che Grillo ha ragione, e lo ripeto. Il Movimento 5 Stelle si è dato il compito fondamentalmente, di portare dentro la società italiana, attraverso la testimonianza viva dei propri attivisti, un altro paradigma culturale, di mostrare un altro mondo possibile, costruito su valori e comportamenti completamente differenti.  Ed è proprio ora, che il movimento sta crescendo inarrestabilmente, che esso ha il massimo potere di compiere questa operazione. Essere assenti laddove ci sono tutti gli altri, restare fuori dalla piazza in cui si agita il vecchio mondo, costringere i media a parlare del M5S sempre come realtà assente in quel luogo, manda un messaggio ben preciso a chi guarda: ciò che sta accadendo davanti ai vostri occhi è vuoto, sterile, vecchio, tanto è vero che quello che sta nascendo di nuovo in questo paese non è mai qui, è sempre fuori, sempre altrove. Ciò non solo renderebbe efficacemente visibile l’alternativa di un mondo politico dal perimetro totalmente diverso, ma svuoterebbe immediatamente di senso anche il contenitore, la televisione, associandolo a mezzo inutile a trasmettere la realtà -come da precisa intenzione del Movimento che promuove da sempre media alternativi per l’acquisizione delle informazioni.

Partecipare ai talk show insomma è veramente inutile e dannoso sia al Movimento sia al paese, perché vanifica la forza del suo messaggio, e perché condanna il Movimento ad un’equazione di equivalenza col vecchio, e il paese a non avere elementi per comprendere la differenza.

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