10 SET
bandiera italiana

Se la natura delle costituzioni è quella di garantire che il potere istituzionale non ingigantisca contro il popolo, e che il popolo sia il reale terminale di ogni decisione politica, è facile sapere quando attivare le nostre difese: quando, da qualsiasi parte, si provi a modificare la Carta in direzione contraria alla piena espressione della sovranità popolare, quando le eventuali modifiche tendono a ridurre, e non aumentare, il potere popolare, a spostarlo all’indietro nella storia, dai molti ai pochi.

 

In difesa dell’art. 138 – E dunque ha senso la battaglia che una sola parte del Parlamento (M5S) sta portando avanti in questi giorni a difesa dell’art. 138?

 

Dirò per onestà che il disegno costituzionale che si sta cercando di realizzare è complesso e meriterà spazio e approfondimenti a parte. Fermandoci però alla sola questione dell’art. 138, più immediatamente alla ribalta in questi giorni, chiariamo che questo articolo, che descrive le modalità con le quali è possibile modificare la Costituzione, è portatore in ogni sua parte della forte volontà dei Costituenti di garantire al popolo italiano pieno coinvolgimento nel meccanismo di modifica della sua Legge Fondamentale, ponendo in esso evidentemente ogni ostacolo perché alla politica non sia possibile scollarsi dalla volontà popolare e decidere in autonomia. Uno dei passaggi fondamentali al riguardo è quello di imporre al Parlamento la ripetizione del meccanismo di approvazione delle modifiche costituzionali a una distanza temporale non inferiore ai 3 mesi, per consentire la piena pubblicizzazione delle modifiche e il pieno coinvolgimento dell’opinione pubblica tra un turno e l’altro.

 

Ebbene, la proposta estiva dell’attuale governo, propone il dimezzamento di tale tempo a 45 giorni. Tale modifica, in un documento circolato presso il gruppo Pd alla Camera, viene definita come necessaria per non sottoporre “il processo di revisione [della Costituzione] alle storture che il nostro sistema parlamentare da tempo ha messo in evidenza”. Tale “stortura” consisterebbe, secondo il documento, nella eccessiva lunghezza dei tempi tra le due votazioni, e quindi nell’eccessiva attenzione conferita dalla Costituzione al coinvolgimento della collettività.

 

Cioè, secondo i signori attualmente nominati in Parlamento, l’attuale Costituzione è eccessivo vincolo alla loro speditezza e indipendenza. Laddove quel Documento è stata scritto con questo preciso scopo, per non consentire alla politica troppa libertà d’azione, per costringere coloro che avessero voluto confondere la delega a governare con un nuovo potere assoluto, a ricordare sempre in quali mani risiedeva il potere ultimo.

 

Ognuno ora può decidere da sé, se questo ha a che fare con la propria vita, ognuno può decidere se per questo vale la pena salire sui tetti.

 

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