29 FEB
TAV, non c’è molto da dire
Pubblicato in: Costituzione, Politica, Società | 29 febbraio 2012 - 10:45

Poche parole, perché c’è una tragedia in campo e perché in realtà non ne sono necessarie molte.

È quando ci si prepara a discutere che si fanno le reciproche pulci su documenti, rapporti, dati a favore e contro. Ma arrivati a questo punto, la questione di utilità dell’opera è diventata irrilevante. Quello che sta accadendo in Val di Susa è qualcosa che ha scartato le parole e sta ferendo a sangue il tessuto vivo dei singoli indipendentemente dal territorio di appartenenza. Qualcosa che sta avvenendo anche su di me e contro di me. Contro il fondamentale senso di padronanza della mia vita.

Sono un cittadino, sento da cittadino, non è lecito chiedermi niente di diverso. Se lo Stato, espressione della mia sovranità, del mio potere di delega, della mia richiesta di rappresentanza, decide unilateralmente di realizzare qualcosa che sento essere violentemente contro il mio presente e il mio futuro, io protesto, pacificamente, ma protesto. È la mia specifica funzione sociale.

Sono parte della cosiddetta sfera pubblica, quella cosa che nelle democrazie pluraliste gode di ampie garanzie costituzionali e dalla quale ci si aspetta, incredibilmente, indicazioni per gli indirizzi parlamentari.

Se, nonostante le mie proteste, lo Stato dichiara di voler proseguire nella sua iniziativa, io continuo a protestare, pacificamente, ma continuo. Se sono da solo a protestare sarò probabilmente sconfitto, cionondimeno avrò assolto alla mia specifica funzione sociale e andrò sconfitto ma in pace. Se invece sarò insieme a tanti altri, nello specifico la maggioranza dei cittadini di un territorio, la mia volontà si trasforma, evidentemente, ne La volontà pubblica e qualsivoglia decisione sia stata presa da uno Stato in opposizione a quella volontà deve essere rivista, aggiornata, rendersi quanto meno disponibile alla discussione, fino al mutamento totale di segno in assenza di possibilità di compromesso. Perché quello Stato prende la sua legittimazione da quella volontà e non può quindi procedere contro di essa.

Si prenda perciò atto che in Val di Susa lo Stato, che non dialoga con la maggioranza del territorio valsusino, ma gli marcia contro indefesso con gli autoblindo, i lacrimogeni e gli idranti, sta ingigantendo sé stesso oltre i propri limiti costituzionali, fuori dall’equilibrio atteso delle parti, in spregio di ogni regola democratica, e che tutti i partiti attualmente in parlamento per colpevole incompetenza quando non per interessi costituiti, pur sedicenti a vario titolo democratici, stanno nei fatti sostenendo una gravissima violazione delle dinamiche democratiche.

Di fronte a tutto ciò, da che parte è chiamato a stare un cittadino?

Siamo tutti NO TAV, lo sono anche quelli che crudamente sono riusciti a fare ironia persino sulla disgrazia di Abbà. È solo questione di tempo, alla prima discarica o centrale nucleare o sito di stoccaggio di scorie radiottive che lo Stato decide unilateralmente di creare sul nostro territorio lo diventiamo tutti. Solo, esserlo in quel caso sarà normale, esserlo ora è giusto.

Un abbraccio a Luca.

 

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